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AGCM: avviate istruttorie su Google, Apple e Dropbox
Per i servizi di cloud computing: i procedimenti sono relativi
a presunte pratiche commerciali scorrette e alla eventuale presenza di clausole
vessatorie nelle condizioni contrattuali
9 settembre 2020 –
L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha avviato
sei istruttorie nei confronti di alcuni dei principali operatori a livello globale
dei servizi di cloud computing. I soggetti
coinvolti sono Google (per il servizio Google Drive), Apple (per
il servizio iCloud) e Dropbox, ciascuno interessato sia da un procedimento
per presunte pratiche commerciali scorrette e/o violazioni della
Direttiva sui diritti dei consumatori sia da uno per presunte clausole
vessatorie incluse nelle condizioni contrattuali.
- In particolare, le istruttorie per pratiche scorrette nei confronti di Google
e Apple riguardano la mancata o inadeguata indicazione, in sede di presentazione
del servizio, dell’attività di raccolta e utilizzo a fini commerciali
dei dati forniti dall’utente e il possibile indebito condizionamento nei
confronti dei consumatori, che, per utilizzare il servizio di cloud storage, non
sarebbero in condizione di esprimere all’operatore il consenso alla raccolta
e all’utilizzo a fini commerciali delle informazioni che li riguardano.
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- Le
stesse contestazioni vengono mosse pure a Dropbox, cui si imputa - in aggiunta
- di aver omesso di fornire in maniera chiara e immediatamente accessibile le
informazioni sulle condizioni, sui termini e sulle procedure per recedere dal
contratto e per esercitare il diritto di ripensamento. Inoltre, di non consentire
all’utente l’agevole ricorso a meccanismi extra-giudiziali di conciliazione
delle controversie, cui il professionista sia soggetto, con le indicazioni necessarie
per accedervi.
- I
procedimenti per clausole vessatorie riguardano, invece, alcune condizioni contrattuali
predisposte nei relativi modelli delle predette società , quali: l’ampia
facoltà - da parte dell’operatore - di sospendere e interrompere
il servizio; l’esonero di responsabilità anche in caso di perdita
dei documenti conservati sullo spazio cloud dell’utente; la possibilità
di modifica unilaterale delle condizioni contrattuali; la prevalenza della versione
in inglese del testo del contratto rispetto a quella in italiano.
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