Garante
Privacy: nuove regole per fermare le 'chiamate mute'
Il Garante interviene sulle pratiche di telemarketing più
invasive e apre una consultazione con gli operatori
19 novembre 2013 –
Utenti più tutelati contro le "telefonate mute". Gli operatori
di telemarketing dovranno adottare specifiche misure per ridurre drasticamente
questo tipo di disturbo che provoca diffuso allarme sociale. Numerosissime
sono state infatti le segnalazioni al Garante privacy per la ricezione
di telefonate nelle quali, una volta risposto, non si viene messi in contatto
con alcun interlocutore; in alcuni casi, anche per 10-15 volte di seguito.
All'esito delle verifiche
effettuate, l'Autorità ha accertato che il problema deriva dalle impostazioni
dei sistemi centralizzati di chiamata dei call center, rivolte a massimizzare
la produttività degli operatori. Per eliminare tempi morti tra una telefonata
e l'altra, infatti, il sistema genera in automatico un numero di chiamate superiore
agli operatori disponibili. Queste chiamate, una volta ottenuta risposta, possono
essere mantenute in attesa silenziosa finché non si libera un operatore.
Il risultato è appunto una "chiamata muta", che può indurre
comprensibili stati di ansia, paura e disagio nei destinatari.
L'Autorità, per
eliminare gli effetti distorsivi di questa pratica commerciale, senza penalizzare
l'efficienza delle imprese di telemarketing, ha stabilito precise regole:
1) i call center dovranno
tenere precisa traccia delle "chiamate mute", che dovranno comunque
essere interrotte trascorsi 3 secondi dalla risposta dell'utente;
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2) non potranno verificarsi
più di 3 telefonate "mute" ogni 100 andate "a buon fine".
Tale rapporto dovrà essere rispettato nell'ambito di ogni singola campagna
di telemarketing;
3) l'utente non potrà più essere messo in attesa silenziosa, ma
il sistema dovrà generare una sorta di rumore ambientale (ad es. con voci
di sottofondo, squilli di telefono, brusio) per dare la sensazione che la chiamata
non provenga da un eventuale molestatore;
4) l'utente disturbato da una chiamata muta non potrà essere ricontattato
per una settimana e, al contatto successivo, dovrà essere garantita la
presenza di un operatore;
5) i call center saranno tenuti a conservare per almeno due anni i report statistici
delle telefonate "mute" effettuate per ciascuna campagna, così
da consentire eventuali controlli.
Sulle misure individuate nello schema di provvedimento generale il Garante ha
avviato una consultazione pubblica, invitando tutti i soggetti interessati (ad
esempio associazioni di categoria, lavoratori, consumatori) ad inviare commenti
e osservazioni (all'indirizzo chiamatemute@gpdp.it) entro 60 giorni dalla pubblicazione
del relativo avviso sulla Gazzetta ufficiale.
"E' importante garantire la massima produttività dei call center,
ma i costi della loro attività non possono essere scaricati sugli abbonati
inermi. Se alcune pratiche di marketing telefonico – ha dichiarato il
Presidente dell'Autorità, Antonello Soro – vengono vissute dagli
utenti addirittura come una forma di stalking, significa che l'impresa non sta
facendo bene il suo lavoro. E' prioritario per le stesse società di telemarketing
che le cosiddette "chiamate mute" vengano drasticamente ridotte".