Antitrust
su Influencer Marketing: la pubblicità deve essere sempre trasparente
L’Autorità Garante della Concorrenza e del
Mercato sta indagando sul fenomeno dell’influencer marketing nei social
media
28 luglio 2017 –
L’influencer marketing consiste nella diffusione su blog, vlog e
social network (come Facebook, Instagram, Twitter, Youtube, Snapchat, Myspace)
di foto, video e commenti da parte di “bloggers” e “influencers”
(ovvero di
personaggi di riferimento del mondo online, con un numero elevato di followers),
che mostrano sostegno o approvazione (endorsement) per determinati brand, generando
un effetto pubblicitario, ma senza palesare in modo chiaro e inequivocabile ai
consumatori la finalità pubblicitaria della comunicazione.
- Tale fenomeno sta assumendo dimensioni crescenti in ragione della sua efficacia
derivante dal fatto che gli influencer riescono a instaurare una relazione con
i followers-consumatori, i quali percepiscono tali comunicazioni come consiglio
derivante dall’esperienza personale e non come comunicazione pubblicitaria.
Spesso, le immagini con brand in evidenza, postate sul profilo personale del personaggio,
si alternano ad altre dove non compare alcun marchio, in un flusso di immagini
che danno l’impressione di una narrazione privata della propria quotidianità.
Pubblicità
- Le immagini, infatti,
talvolta, rappresentano un ambiente domestico e sono realizzate con tecniche fotografiche
non ricercate; altre volte, le tipologie di immagini, le pose dei personaggi e
l’ambiente assumono lo stile di un set fotografico. L’evidenza data
ai marchi può variare in intensità e modalità, in quanto
le tipologie di post e personaggi si presentano molto eterogenee. In alcuni casi,
i nomi dei brand sono citati negli hashtag dei post, in altri casi, sono invece
in evidenza nell’immagine. Il post può essere accompagnato da commenti
enfatici sul prodotto.
- Per sollecitare la
massima trasparenza e chiarezza sull’eventuale contenuto pubblicitario dei
post pubblicati, così come previsto dal Codice del Consumo, l’Autorità
Antitrust, con la collaborazione del Nucleo speciale Antitrust della Guardia di
Finanza, ha inviato lettere di moral suasion ad alcuni dei principali influencer
e alle società titolari dei marchi visualizzati senza l’indicazione
evidente della possibile natura promozionale della comunicazione.
- Nelle proprie lettere, l’Autorità dopo aver ricordato che la pubblicità
deve essere chiaramente riconoscibile come tale, affinché l’intento
commerciale di una comunicazione sia percepibile dal consumatore, ha evidenziato
come il divieto di pubblicità occulta abbia portata generale e debba, dunque,
essere applicato anche con riferimento alle comunicazioni diffuse tramite i social
network, non potendo gli influencer lasciar credere di agire in modo spontaneo
e disinteressato se, in realtà, stanno promuovendo un brand.
- L’Autorità ha pertanto individuato criteri generali di comportamento
e ha chiesto di rendere chiaramente riconoscibile la finalità promozionale,
ove sussistente, in relazione a tutti i contenuti diffusi mediante social media,
attraverso l’inserimento di avvertenze, quali, a titolo esemplificativo
e alternativo, #pubblicità, #sponsorizzato, #advertising,
#inserzioneapagamento, o, nel caso di fornitura del bene ancorché
a titolo gratuito, #prodottofornitoda; diciture alle quali far sempre seguire
il nome del marchio.
- Considerato che il fenomeno del marketing occulto è
ritenuto particolarmente insidioso, in quanto è in grado di privare il
consumatore delle naturali difese che si ergono in presenza di un dichiarato intento
pubblicitario, l’Autorità sollecita tutti gli operatori coinvolti
a vario titolo nel fenomeno a conformarsi alle prescrizioni del Codice del Consumo,
fornendo adeguate indicazioni atte a rivelare la reale natura del messaggio, laddove
esso derivi da un rapporto di committenza e abbia una finalità commerciale,
ancorché basato sulla fornitura gratuita di prodotti.