Garante:
privacy violata da Tim, 960 mila euro di sanzioni
Centinaia di utenze intestate a un cliente ignaro
31 maggio 2018 –
Il Garante privacy
ha ordinato a Tim il pagamento di due sanzioni amministrative pari a un
importo complessivo di 960mila euro per violazioni alla normativa
sulla protezione dei dati personali.
La prima sanzione, di
800mila euro, conclude l'iter avviato dal reclamo di un ignaro utente che
si è ritrovato intestatario di 826 linee di telefonia fissa e, "moroso"
a sua insaputa, si è accorto del problema quando ha iniziato a ricevere
dei solleciti di recupero crediti di mancati pagamenti di bollette telefoniche
[doc. web n. 9370122].
- Le verifiche svolte
dall'Autorità hanno accertato l'ingiustificata assegnazione del rilevante
numero di utenze telefoniche ad un'unica persona, dovuta - secondo quanto dichiarato
da Tim – a non meglio precisati errori avvenuti durante l'attività
di migrazione dei dati dei clienti da un sistema di gestione all'altro tra il
2002 e il 2004.
- L'erronea intestazione
avrebbe interessato anche numerosi altri utenti e si sarebbe propagata anche ad
altri sistemi tra i quali il sistema di fatturazione e il sistema di richiesta
anagrafica cliente (Rac). Un sistema, quest'ultimo, particolarmente delicato essendo
preordinato a consentire la corretta effettuazione delle verifiche da parte delle
forze di polizia e della magistratura (ad es., in caso di intercettazioni o acquisizione
di tabulati telefonici).
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- L'attuale
ingiunzione di pagamento segue l'adozione del provvedimento
del 6 aprile 2017 con il quale il Garante aveva ritenuto illecito il
trattamento di dati personali effettuato da Tim. Con lo stesso provvedimento l'Autorità
aveva anche ritenuto negligente e omissiva la condotta tenuta dalla società
che, nonostante una segnalazione inviata dall'utente e per un lungo periodo di
tempo, non aveva svolto le necessarie verifiche per sanare la posizione del cliente
e di quanti si trovavano in situazioni analoghe.
- La seconda sanzione
del Garante, di 160mila euro, punisce la società telefonica per un caso
di data breach avvenuto a fine 2013 [doc. web n. 9370105].
Il malfunzionamento di un sistema di autenticazione aveva comportato la visualizzazione
di dati di altri clienti (numero di telefono, credito residuo, indirizzo e-mail,
ultime quattro cifre della carta di credito, ove inserite) da parte di chi intendeva
avvalersi dei servizi di assistenza on line. L'errato abbinamento dell'utenza
ai dati corrispondenti aveva dunque comportato una illecita comunicazione di dati
personali a terzi (altri abbonati o persone comunque non legittimate ad accedervi).