Wind: Ibarra auspica una società delle reti, il paese è indietro
23 agosto 2013 - Per colmare
il ritardo dell'Italia nel digitale occorre puntare sulla rete in fibra su cui
il Paese è ancora indietro. Bisogna pianificare oggi gli investimenti che
serviranno in futuro. Per
questo l'ideale sarebbe una società della rete in cui tutti gli operatori
possano portare un contributo a determinate condizioni. Lo ha sottolineato l'AD
di Wind, Maximo Ibarra, intervenuto a un convegno sul tema del digitale al Meeting
di Cl a Rimini. Secondo Ibarra il ritardo italiano nel digitale "è
legato a quanti investimenti devo fare oggi affinché tra dieci anni ci
troviamo in una situazione allineata alle esigenze dei clienti. Quando faccio
riferimento a una prestazione da parte della telefonia fissa, o mobile, per i
megabit di velocità, oggi siamo perfettamente nelle condizioni di poter
soddisfare queste esigenze. Il problema è che per poter pianificare il
futuro bisogna fare altri investimenti oggi, in questo istante, soprattutto per
quanto riguarda la rete in fibra dove c'è un ritardo dell'Italia rispetto
altre economie del mondo, per poter affrontare le esigenze di un domani".
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Ci sono però le condizioni
per "colmare questo gap molto in fretta" spiega l'ad di Wind.
"Noi siamo un operatore di riferimento, ma ovviamente non spetta
a Wind Infostrada il ruolo più importante per la costruzione di una infrastruttura
in fibra per l'Italia. Penso che questo ovviamente coinvolgerà tutti gli
operatori del settore e non solo. Noi siamo favorevoli a una società della
rete importante dove anche un operatore come Infostrada possa conferire dei propri
asset".
Le condizioni perché si realizzi questo processo sono, però, sottolinea
Wind una governance autonoma e indipendente, parità di accesso per tutti
gli operatori e garanzia della competizione sul fisso. "Auspico -
ha concluso Ibarra - che ci sia questa Società delle Reti dove possa
esserci una partnership con società che hanno interesse nel poter fare
investimenti con ritorni tipici di una società di ente pubblico, e nel
quale gli operatori alternativi non solo l'operatore ex monopolista possano contribuire
con i proprio asset e investimenti. Credo che questo sia un investimento nazionale
non si può parlare di un investimento di un'unica azienda".
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