COMUNICATO
- ADUC (Associazione per i Diritti degli Utenti e Consumatori)
ADUC: per il Tar Lazio bollette telefoniche a 28 giorni illegittime
Ma
per il tribunale le casse dei gestori telefonici contano di più del portafogli
dei consumatori
14 febbraio 2018 –
Le notizie del giorno in materia di telefonia sono due.
La prima è che il Tar del Lazio ha respinto i ricorsi delle compagnie
telefoniche contro la delibera dell'Agcom
del 24 marzo 2017 che obbligava i gestori telefonici a tornare alla
fatturazione
mensile (Postemobile, Wind Tre, Tim, Vodafone, Fastweb e Assotelecomunicazioni
– Asstel, Eolo S.p.A.).
Quindi, per il Tribunale, bene ha fatto Agcom a ordinare il ritorno alla fatturazione
a mese solare. Su queste sentenze abbiamo poco da commentare perchè il
Tar Lazio non ha ancora depositato le motivazioni (ed è peraltro molto
probabile che i gestori presentino appello al Consiglio di Stato).
L'altra notizia riguarda la diffida che l'Agcom aveva inviato alle compagnie telefoniche,
a dicembre 2017, a restituire agli utenti gli importi indebitamente pagati per
la fatturazione a 28 giorni. Vodafone e Wind hanno impugnato anche questa delibera
e hanno chiesto al Tar Lazio che, in via temporanea fino alla sentenza, sospenda
il provvedimento dell'Agcom.
Il Tar Lazio ha accolto la richiesta dei gestori, che quindi oggi non devono
restituire gli importi ai consumatori, e ha fissato l'udienza di merito al 31
ottobre 2018. Quello che ci colpisce sono le motivazioni del Tribunale:
“Considerato che le complesse questioni dedotte necessitano di una più
accurata disamina propria della fase di merito;
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Ritenuto, ad un sommario
esame degli atti e delle deduzioni di causa, e a prescindere da ogni considerazione
sul merito delle censure dedotte con il ricorso, che sussistono le condizioni
per sospendere la delibera impugnata nelle parte che ha ad oggetto il pagamento
“degli importi corrispondenti al corrispettivo per il numero di giorni che,
a partire dal 23 giugno 2017, non sono stati fruiti dagli utenti in termini di
erogazione del servizio a causa del disallineamento fra ciclo di fatturazione
quadrisettimanale e ciclo di fatturazione mensile”;
Ritenuto a tal riguardo che il carattere - allo stato - indeterminato della somma
da corrispondere agli utenti, per effetto dello storno (nella prima fattura
emessa con cadenza mensile) dei predetti importi, appare in grado di incidere
sugli equilibri finanziario-contabili della azienda; tenuto conto, altresì,
della dedotta difficoltà per la medesima società di ripetere dai
clienti le somme eventualmente corrisposte;
Ritenuto che l’istanza cautelare possa pertanto, medio tempore, essere accolta
solo in parte in relazione al profilo da ultimo indicato;”
Dunque, il Tar ha mantenuto l'esecutività delle sanzioni imposte dall'Agcom
(1.160.000 euro a ciascuna compagnia) ma, per quanto riguarda la diffida a restituire
ai consumatori gli importi ingiustamente pagati (come ha appunto stabilito con
le prime sentenze), sospende il provvedimento perchè nuocerebbe alle
casse dei gestori telefonici.
Dall'altra parte, sempre secondo i giudici, i gestori avrebbero difficoltà
poi a riavere dai consumatori – notoriamente insolventi – le somme
già restituite. Il Tar ha quindi ritenuto esistente un grave pregiudizio
economico per i gestori che, nel bilancio 2016, hanno avuto un fatturato netto
dei seguenti importi:
Vodafone 5.250.000.000 euro (cinquemila e duecentocinquanta milioni di euro);
Wind Tre 6.491.000.000 (seimila e quattrocentonovantuno milioni di euro);
Tim 19.000.000.000 (diciannove miliardi di euro);
Fastweb 1.795.000.000 (mille e settecentonovantacinque milioni di euro).
- Ora, davanti a questi fatturati, delle due l'una: o il Tar ha compiuto la scelta
di fondo di tutelare i gestori più dei consumatori (dando a questi ultimi
anche degli insolventi, quando è notorio che i gestori mettono in bolletta
qualsiasi importo e quindi ben avrebbero potuto, alla fine del processo e in caso
di loro ragione “riprenderseli”) oppure il giro d'affari degli
spiccioli di quei 2 giorni in più fatturati ogni mese è tale da
far crollare i conti miliardari delle società.
Un motivo in più, questo, per tutelare i consumatori.
La vicenda non è ancora conclusa: occorrerà attendere l'udienza
del 31 ottobre 2018 e, per quel che riguarda le sentenze, aspettare che si pronunci
il Consiglio di Stato, al quale immaginiamo che i gestori si rivolgeranno in appello.
Che fare nel frattempo? Noi consigliamo di attendere
che la “giostra” giudiziaria si fermi prima di avviare azioni legali
per la restituzione degli importi pagati, che comportano spendita di tempo ed
energie (conciliazione al Corecom, definizione della controversia davanti allo
stesso Corecom) e di denaro – ulteriore – se ci si rivolge al giudice
di pace, anche perchè la prescrizione è ancora lontana.